Silvestri: La mia vita di… Sorrisi & Canzoni


La giornalista atripaldese collabora da un anno col noto settimanale: Quando ho firmato il contratto ho pianto per tutto il viaggio di ritorno

Antonella Silvestri

Antonella Silvestri

Da il Sabato a Tv Sorrisi e Canzoni, dopo aver riempito la sua “samsonite decente” con tante speranze, coraggio e, soprattutto, talento: l’atripaldese Antonella Silvestri, giornalista professionista, oggi vive a Monza insieme al marito e due figli, è l’ennesima dimostrazione che determinazione e forza di volontà sono gli ingredienti giusti per realizzare i propri sogni.

Dalla redazione de il Sabato a quella di Tv Sorrisi e Canzoni, il passo non è proprio breve: cosa è cambiato nella tua vita lavorativa?

I luoghi, i colleghi e i ritmi di lavoro decisamente più incalzanti.

Come nasce la tua passione per il giornalismo?

Avevo dodici anni e nella scuola media “Masi” alcuni prof avevano realizzato un giornalino d’istituto. La mia insegnante di lettere, la signora De Pascale-Iandiorio che conosceva bene la mia passione per la scrittura, mi coinvolse nel progetto. Il mio articolo venne pubblicato. In poche righe avevo palesato il mio desiderio di diventare giornalista che nel mio lessico infantile significava semplicemente “una che ama scrivere”. Ricordo di avere trascorso ore e ore a guardare la mia firma su quel ciclostilato…

L’unico modo per sfondare in questo mestiere è quello di trasferirsi al Nord?

Potrebbe sembrare un luogo comune quello di dire che “al Nord funziona tutto molto meglio” ma in effetti qualcosa di vero c’è anche se i tempi sono cambiati. Il “nord” ora è al di là delle Alpi. Quando qualcuno mi chiede informazioni, mi limito solo a dare suggerimenti. Le scelte sono individuali e vengono dettate unicamente dalle circostanze. Certo ci vuole coraggio a mollare tutto, ma ce ne vuole altrettanto a rimanere. Tanti colleghi (il tuo direttore è il primo della lista, ma anche tu non scherzi…) sono riusciti nel loro intento e cioè a coniugare passione e lavoro. Quando si riesce a vivere con i frutti di una professione che è poi la tua passione, sei già arrivato. Penso sempre (e lo ripeto a bassa voce per non farmi sentire né dagli editori, né dai direttori) che io vengo pagata per un lavoro che farei gratis… 

Il momento più bello e quello più difficile della tua carriera?

Partiamo da quello brutto: a 26 anni mi ritrovo senza lavoro con una laurea in giurisprudenza per me inutile. Si interrompe la mia collaborazione a “il Mattino” di Avellino. Non mi scoraggio. Per indole, sono portata a non mollare. Prendo non la valigia di cartone, ma una samsonite decente, e vado a Milano senza conoscere nessuno. Nonostante l’ostruzionismo “affettuoso” di mia madre (la mitica maestra Adriana D’Adamo, ndr.), che oltre a non mandarmi soldi, mi implorava di ritornare, sono rimasta a Milano per alcuni mesi facendo il giro di tutte le redazioni. Ad aprirmi la porta furono all’epoca (siamo a fine 2000) Renato Vassallo – e con lui Rosario Palazzolo e Patrizia Longo – che mi proposero per il quotidiano “Il Giorno” una collaborazione con tutti i comuni del nord Milano: Sesto San Giovanni, Cinisello Balsamo, Cologno Monzese, Paderno Dugnano, Vimodrone, Cernusco sul Naviglio. Ero corrispondente. Sono rimasta lì per circa quattro anni. Successivamente ho lavorato nell’ufficio stampa di Ombretta Colli, allora presidente della Provincia (ammazza e quanto guadagnavo… Quei soldi lì non li ho più visti!). “Il Giorno” è stato certamente uno dei momenti più emozionanti: un lavoro che mi ha restituito l’entusiasmo e la gioia di fare questo mestiere. Altri momenti più belli? Il trasferimento a Roma per lavorare con Maurizio Costanzo, poi l’approdo a Cairo Editore grazie al mio ex direttore Riccardo Signoretti e l’ingresso nel gruppo Mondadori con la collaborazione a “TV Sorrisi e Canzoni” e “Telepiù”, i giornali-sogno della mia adolescenza, della prima giovinezza e della maturità… L’anno scorso, a 41 anni, suonati, ho realizzato uno dei miei più grandi desideri. Ricordo ancora il viaggio di ritorno in treno da Segrate a Milano: ho pianto tutto il tempo per la gioia. Per il mio direttore Aldo Vitali nutro una grande riconoscenza. E io sono quella che crede che la gratitudine non debba mai essere il sentimento della vigilia.

Ciro De Pasquale



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