«Una grande scoperta, ma a chi giova?»


Mura romane nell’area della stazione di servizio in via Appia, un nostro lettore si interroga: «Fin dove potrà essere allargata la zona di scavo? E via Appia può permetterselo? Prendere una decisione non sarà facile, ma Atripalda non è Pompei»

Mi ha molto incuriosito la scoperta di antiche mura, verosimilmente romane, in Via Appia, là dove insiste un’area di servizio carburanti cui si era deciso di rifare il look. 

Ed ora? Non sarà facile prendere una decisione di merito: è sicuramente una grande scoperta che meriterebbe un ulteriore allargamento degli scavi. Da dove e fin dove? Ammesso che si trovino i fondi, ammesso che trovino conferma le aspettative di altri ritrovamenti, si potrebbe mai bloccare Via Appia, arteria ormai insostituibile per uscire dalla città verso più direzioni? E quand’anche si chiedesse ai cittadini ed ai commercianti di sopportare il disagio, quanto tempo esso durerebbe? 

Ma la domanda che dovremmo tutti porci, in primis lo Stato attraverso la Soprintendenza, la Regione e il Comune sarebbe: cui prodest? A chi giova? Alla Soprintendenza che acquisirebbe altro patrimonio? Ma ogni patrimonio va custodito e gestito sia in termini manutentivi sia in termini di ipotetici ricavi. Idem per il Comune che come accade altrove, dovrebbe partecipare ad onori ed oneri. Quindi entrambe le istituzioni dovrebbero scavare nelle pieghe delle già insufficienti disponibilità economiche, trovare i fondi necessari per cominciare, quanto poi ad andare avanti e terminare è tutt’altro discorso. E quand’anche per un evento straordinario si riuscissero a trovare i fondi, chi manuterrebbe il manufatto, gli stessi che mal manutengono tutti gli altri siti che insistono in città??? Ritorniamo alla domanda principale: a chi giova?

La pubblicità e l’enfasi date al ritrovamento impediscono di assumere decisioni sicuramente poco morali nel confronti della cultura, d’altro canto non siamo Pompei per la quale qualunque ritrovamento assume risonanza mondiale e giustifica anzi sollecita, l’arrivo di nuovi turisti.

Questi sono i fatti, e sono certi, le soluzioni, qualunque esse siano, sono destinate a sollevare critiche e malumori.

E. C.



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E.C.
E.C.
2 anni fa

Egregio Sig. Enrico
sono lieto di aver meritato una considerazione sulla mia nota relativa alle mura romane in Via Appia; rifacendomi alla sua dotta risposta devo ammettere che, probabilmente, per quanto mi sia sforzato non sono riuscito a rendere il mio pensiero. E’ un mio limite. 
Da quel che leggo nella sua considerazione, tralasciando la volontà dei pomperani ad inventarsi o meno imprenditori di sè stessi, mi sembra che lei mi accusi di voler considerare Atripalda non meritevole di essere paragonata a Pompei, e che il mio pensiero rispecchiasse la contrarietà a portare avanti gli scavi.
Se rilegge lo scritto noterà che ho provato a sostenere che sarebbe immorale nei confronti della cultura non continuare a scavare; di contro ho provato a spiegare che non essere Pompei, avrebbe significato non aver alcun ritorno in termini turistici, quindi economici, da tale ritrovamento, non godendo Atripalda di analogo battage pubblicitario e culturale.
Non ho mai espresso pareri ed ho concluso chiarendo che avevo illustrato i fatti e che qualsiasi decisione di merito fosse stata presa avrebbe comportato pareri contrapposti. Ed il suo intervento ne é la prova. L’ unica considerazione personale ha riguardato lo stato di manutenzione degli altri reperti venuti alla luce: per caso negli ultimi mrsi ha avuto modo di vedere lo stato in cui versa il monumento funerario al parco delle Acacie?
Spero vivamente di essere riuscito a rendere quel che intendevo e le auguro le cose più belle.
E.C.

Enrico
Enrico
2 anni fa

Non credo che i pompeiani siano nati mecenati dell’arte o valenti imprenditori del pulchrum, non credo che nel ‘700 abbiano pensato ex abrupto di radicare l’economia del loro territorio sulle possibilità allora ancora del tutto inesplorate di uno scavo archeologico solo in seguito rivelatosi pullulante di potenzialità, ma inventandosi e reinventandosi depositari di una storia da tramandare, avranno fatto i conti con la realtà, e oggi Pompei è lemma del vocabolario universale. Conseguenza da trarre, signor E. C.: Atripalda può e deve essere Pompei, ed essere il meglio di ciò che è. Se lo può permettere, se lo deve permettere. Con l’arte nessuno ci guadagna e nessuno ci deve guadagnare: l’arte c’è e basta, va conosciuta, ammirata, raccontata, difesa, a qualunque costo.