Il piano di salvataggio dell’Alto Calore arriva domani mattina in Consiglio comunale


Atripalda chiamata a contribuire per 400mila euro, ma la ricapitalizzazione sembra destinata al flop. Intanto l’azienda idrica va a caccia dei morosi

Procedono senza sosta i controlli degli addetti alla verifica delle morosità

Il Comune di Atripalda non sembra affatto disposto a sottoscrivere il piano di salvataggio dell’Alto Calore che prevede l’aumento di capitale di 25 milioni di euro. La decisione verrà formalmente assunta nel corso del prossimo Consiglio comunale, convocato dal sindaco Giuseppe Spagnuolo per domani, 19 dicembre, insolitamente alle ore 10:30, che precederà l’assemblea dei sindaci dei comuni consorziati convocata per i prossimi 20 e 21 dicembre, ma l’orientamento appare già piuttosto delineato, almeno in seno alla maggioranza.

Il consorzio ha maturato circa 140 milioni di euro di debiti (e circa 100 milioni di crediti, molti dei quali inesigibili), soprattutto di spese per l’energia e per il personale, ma molti milioni anche nei confronti dei comuni consorziati per canoni di depurazione e diritti di utilizzo delle reti idriche comunali non versati. Il Comune di Atripalda, infatti, vanterebbe dall’Alto Calore almeno 160mila euro (dato aggiornato al 31.12.2016, nel frattempo sicuramente lievitato), oggi è chiamato a contribuire all’aumento di capitale della società con una sottoscrizione di circa 400mila euro in ragione della propria quota di partecipazione pari all’1,57%.

E tutt’intorno la situazione non sembra molto diversa perché, aldilà dei vari appelli ad evitare il fallimento dell’Acs, nessun Comune finora ha avanzato ipotesi alternative o prodotto atti concreti mentre il Comune di Avellino sta addirittura per procedere legalmente nei confronti dell’Alto Calore per il recupero dei crediti vantati pari a circa 2,6 milioni di euro.

Sull’altro piatto della bilancia, invece, c’è un “prestito ponte” della Regione Campania di 60 milioni di euro in tre anni per l’ammodernamento delle reti idriche e l’ingresso di soci privati come la Gesesa-Acea, l’azienda mista di Benevento, pronta ad entrare nella società irpino-sannita con una quota fra il 30 e il 49%. E un futuro un po’ meno incerto per i circa 330 lavoratori, di cui un centinaio in esubero.

Ma, in attesa di verificare quale sarà il destino dell’Alto Calore, procedono senza sosta i controlli degli addetti alla verifica delle morosità. Nei giorni scorsi sono stati inviati dal consorzio idrico irpino altri 40mila solleciti, di cui molti indirizzati a utenze atripaldesi, sia domestiche che commerciali: si va dalla segnalazione di bollette non pagate per poche decine di euro fino a fatture di diverse migliaia di euro.

Gli addetti incaricati dall’Alto Calore hanno il compito di sollecitare il pagamento di eventuali morosità, di procedere alla lettura del contatore che, in molti casi, non è aggiornata e, nei casi previsti, anche a procedere con i distacchi. Il personale dell’ente di corso Europa sta setacciando la città in lungo ed in largo anche alla ricerca di manomissioni del contatore per evitare di registrare i consumi oppure allacciamenti abusivi ad altri contatori. Ed alcuni utenti sono stati già denunciati.

In ogni caso, il tentativo, disperato, è quello di recuperare almeno una parte dei crediti che l’Alto Calore vanta dagli utenti per oltre 50 milioni di euro, di cui al momento risultano incassati meno di 3 e di cui almeno i due terzi risulterebbero inesigibili perché troppo vecchi o difficili se non impossibili da recuperare. Un’ulteriore perdita che al momento ancora non risulta nei bilanci già dissestati dell’ente di corso Europa.



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