Vaccini, Piscopo: Ormai ci siamo


Il medico fa il punto: «La risalita del contagio mi preoccupa perché mi ricorda ciò che è accaduto a novembre. Servirebbero più punti di sostegno psicologico perché la mancanza di interazione fa soffrire molte persone»

L’allarme Covid continua a destare preoccupazione. Abbiamo ascoltato il dott. Gerardo Piscopo, medico di base e cardiologo, membro del Centro operativo comunale.

Qual è la situazione sui vaccini?

Esiste sul territorio una struttura che si chiama Aft (Aggregazione funzionale territoriale), io ne sono il coordinatore. Giovedì scorso (4 febbraio) sono stato convocato dalla direttrice generale dell’Asl Morgante insieme con gli altri sindaci del gruppo n. 8, che comprende Atripalda, Aiello, Cesinali, Chiusano, Salza, Sorbo, Parolise, Montemarano, Volturara, Castelvetere.

Come state procedendo?

Abbiamo avuto un incontro online con la dirigente per coordinare il piano vaccinale per gli over 80. I punti individuati in questa Aft sono Atripalda e Montemarano, la sede sarà quella della Misericordia in via Rapolla. Tutti i medici hanno dato una disponibilità settimanale a titolo volontario per 4 ore al giorno. Integreremo la struttura vaccinale dell’Asl, che consta di amministrativi, infermieri e vaccinatori.

Quando sarete operativi?

Non so quando partiremo, bisogna definire bene le procedure. Siamo in attesa di conferme, abbiamo fatto delle richieste specifiche per predisporre la sede. La struttura vaccinale è una cosa abbastanza complessa, dobbiamo garantire massima sicurezza ai cittadini, con percorsi di entrata e uscita definiti, una stanza di osservazione del paziente per almeno 15 minuti ecc. Si potranno vaccinare due persone per volta in postazioni differenti seguendo delle procedure di distanziamento e di accoglienza ben definite. Sarà possibile farne circa 7 all’ora (quindi 14 persone) per una durata di 8-10 ore lavorative, compresi sabato e domenica.

La città ha pianto altre due vittime…

Sono estremamente addolorato per la morte sia di Sabino che di Giosuè, che conoscevo e a cui ero legato anche da simpatia personale. Questa malattia purtroppo non rispetta niente e nessuno. Ricevo molte telefonate ogni giorno, c’è un significativo aumento dei contagi, specie nelle famiglie, nello stare insieme. Non è un vero e proprio focolaio, ma mi ricorda quello che accadde a novembre.

Qual è l’aspetto che la preoccupa di più?

Manca sostanzialmente un sostengo psicologico alle persone. Dopo un anno siamo tutti molto stanchi, la pandemia è una tragedia sociale e umana, le persone sono bombardate dal terrore, la tensione sale e ognuno reagisce poi in modo diverso. Il conto in banca delle nostre risorse psicologiche si sta esaurendo, la resistenza viene meno.

Cosa si può fare?

Ci vogliono dei punti di ascolto, e anche un tipo di messaggi diverso. Manca serenità, siamo disorientati, è una forma latente di depressione, anche questa a suo modo è una pandemia. Siamo animali sociali, questa mancanza di interazione ha peggiorato la qualità della vita. Il dubbio ci insegue.

Il bollettino periodico emanato dal Sindaco la coinvolge?

No, lo gestisce autonomamente. A volte ci siamo senti per qualche consiglio.

Come ha saputo del caso di positività della Mazzetti della scorsa settimana?

Dalla stampa.

Ha condiviso la scelta di chiudere le scuole?

Lo ha fatto sicuramente a scopo precauzionale in attesa di uno screening.

E il Coc?

Il Coc si è riunito molto nella prima fase, dopo no. Da molto tempo non ci sono riunioni, da prima che riaprissero le scuole. Ci sentiamo per telefono periodicamente.

È impensabile uno screening generale della città?

Non abbiamo avuto finora dei numeri così eclatanti, come successe ad Ariano ad esempio. Si può fare, certo, ma bisogna organizzarsi per bene.

Qual è l’andamento dei tamponi?

Ora c’è molto più controllo da parte delle persone, più in autonomia, sicuramente anche su impulso della paura. É chiaro che così rileviamo più casi. A questo va aggiunta una percezione di allarme maggiore. 



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