Piano nazionale anti Covid, Sergio Capaldo: «Pronti a fare la nostra parte e anche di più»


La “Capaldo Spa” è disponibile per l’allestimento di un hub vaccinale per la somministrazione ai dipendenti: «Faremo ciò che serve, con spirito di servizio verso il Paese. AstraZeneca? Io l’ho fatto e sto benissimo! La confusione è dettata da ragioni economiche»

La “Capaldo Spa” è fra le 17 aziende irpine che hanno dato la disponibilità dei propri spazi nell’ambito del piano nazionale di vaccinazione anti Covid per l’allestimento di un hub vaccinale utilizzando gli spazi dei propri stabilimenti. «Siamo pronti a fare la nostra parte – commenta il rag. Sergio Capaldo, 71 anni – e tutto ciò che serve per garantire le condizioni migliori per la somministrazione del vaccino sia ai nostri dipendenti che alle loro famiglie. Abbiamo già elaborato un piano dettagliato, aspettiamo di conoscere il parere della Commissione tecnica dell’Asl e le modalità operative. E se ci verrà chiesto garantiremo anche il personale necessario per l’attivazione, a patto che sia chiaro che come azienda privata non possiamo assumerci responsabilità di altra natura, legate cioè agli effetti della somministrazione».

Al Sud non sono molte le imprese che hanno aderito all’appello di Confindustria: cosa vi ha spinto a farlo?

«Per noi si tratta innanzitutto di una scelta di civiltà, fatta con spirito di servizio verso il Paese, e per tale ragione siamo pronti ad offrire, senza esitazioni di sorta, le condizioni logistiche ed organizzative migliori, fin nei minimi dettagli, senza preoccuparci minimamente dei costi. Ognuno, però, dovrà fare la propria parte e, perciò, aspettiamo fiduciosi». 

A proposito di conseguenze, il vaccino AstraZeneca fa paura…

«Proprio ieri, insieme a mio fratello Gian Paolo e alle nostre rispettive mogli, abbiamo ricevuto la prima dose del vaccino AstraZeneca presso il Centro vaccinale di Montefalcione a cui facciamo riferimento essendo residenti nel comune di Manocalzati. E devo dire che mi ha sorpreso positivamente lo scrupolo con cui il medico di turno ha raccolto ed esaminato tutte le informazioni relative al nostro stato di salute, senza farsi condizionare o turbare dal notevole numero di persone in attesa di vaccinarsi, offrendoci delucidazioni chiare e dettagliate. E lo stesso è stato fatto con tutti gli altri convocati. Per cui ne è valso senz’altro la pena attendere un po’. D’altronde, in questi casi, non è consigliabile avere fretta di andar via. E oggi ci sentiamo tutti benissimo».

Una parte, però, non sembra troppo convinta: ieri ad Atripalda almeno il 20% dei convocati ha rifiutato di vaccinarsi quando ha saputo che gli sarebbe toccato l’AstraZeneca…

«Capisco, ovviamente, chi, dopo tutte le cose che si sentono dire in giro e soprattutto in tivvù, possa avere qualche dubbio o ripensamento, ma è anche vero che personalmente preferisco di gran lunga correre il rischio derivante da eventuali effetti collaterali del vaccino anziché quelli derivanti dal Covid. Gli interessi in gioco, purtroppo, sono tanti, soprattutto di natura commerciale, perciò non mi meraviglierei se un giorno scoprissimo che la ragione di tanta confusione fosse esclusivamente economica. Di certo per ora c’è che in Inghilterra, dove hanno somministrato solo la prima dose di AstraZeneca, sono riusciti ad azzerare il numero di morti, mentre in Italia se ne contano ancora 500 al giorno: il vero prezzo della pandemia è questo!».



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