“Il dono”, una lettera d’amore e di rabbia di Michele Criscuoli al Partito democratico


Le riflessioni di un elettore deluso al centro del dibattito organizzato per sabato prossimo nella chiesa di San Nicola da Tolentino

Una lettera d’amore ad un partito politico che poteva e non è stato: è questa la prima considerazione che ci viene da realizzare appena terminata la lettura de “Il dono” – acquistabile su vari siti internet – un libro scritto dall’atripaldese Michele Criscuoli, in cui il 74enne avvocato spiega le cause del declino del Partito Democratico – soprattutto in merito alla batosta elettorale del 4 marzo scorso – e la sua “ricetta” per un rilancio di tutte le ambizioni di chi ancora crede in questo “sogno”.

Un’analisi precisa di un elettore che deluso non ha esitato a votare Movimento 5 Stelle fin dal 2015. Eppure il PD aveva un tesoro che non ha saputo valorizzare così come scrive Criscuoli nelle prime pagine: “Sono passati tanti anni, ma a nessuno, mai, (nemmeno al miglior segretario che il PD abbia avuto: Walter Veltroni) è venuta in mente l’idea di avere tra le mani una straordinaria ricchezza (i volti, i nomi, gli indirizzi mail ed i numeri di telefono di milioni di simpatizzanti: una “riserva” da utilizzare nei momenti più importanti, per arricchire il partito o per ri-vitalizzarlo con il contributo di persone innamorate, oneste e disinteressate). Nessuno dei dirigenti del PD ha, mai, provato ad “aprire” il partito: nemmeno quando hanno visto che il numero degli iscritti calava precipitosamente”.

Nel corso degli anni per il partito si erano create due opportunità che avevano fatto ben sperare molti elettori: “Una prima volta, quando Barca scrisse e lanciò il suo “Manifesto” per un “partito nuovo per un buon governo”! Successivamente, quando Renzi si presentò sulla scena politica nazionale promettendo, non solo, la “rottamazione” della classe dirigente del PD, ma soprattutto dei vizi e delle devianze che avevano ispirato le scelte di quel partito”. Due “novità” che sono naufragate presto, soprattutto quella legata al “renzismo” così definito dall’avvocato atripaldese: “Il renzismo si mostrò, presto, come un vero e proprio bluff: per l’eccesso di personalizzazione della politica, per l’abuso di spettacolarizzazione di alcune scelte, per la mancanza di umiltà e di confronto che qualificarono, in seguito e fino alla sconfitta, le scelte del sindaco di Firenze diventato leader del Partito”.

Criscuoli poi spiega le origini del PD e soprattutto il “peccato originale”: «La sua realizzazione, però, fu inficiata da un vizio di origine, ben espresso dalla definizione allora prevalente tra gli aderenti al nuovo partito: nel PD si sarebbe concretizzata “la contaminazione” dei valori espressi dai post-comunisti con quelli proposti dai post-democristiani! In quella contaminazione trae origine e fondamento il risultato “ultimo” (quello del 4 marzo) dell’incontro tra culture, valori ed esperienze politiche sino ad allora in opposizione tra loro che confluirono nel nascente partito. Oggi, a posteriori, si può ben dire che ognuno dei due “confluenti” portò in dote il peggio di sé: per qualità della classe dirigente, in relazione alle loro cattive abitudini e, soprattutto, alla volontà di occupare le Istituzioni per asservirle non solo ai vantaggi per il partito ma, addirittura, ai meschini interessi personali degli esponenti politici».

Le pagine de “Il Dono” successivamente analizzano i rimpianti del mancato accordo con i pentastellati che avrebbe potuto arginare l’ascesa della Lega fino ai consigli per un partito del futuro: «Il nuovo partito dovrà essere “rifondato” con caratteristiche e qualità che riescano, insieme, a favorire una partecipazione diffusa dei cittadini alle decisioni politiche ed a rilanciare l’adesione a quei princìpi e valori che debbono essere alla base delle scelte concrete. Ecco, io vorrei un partito che voglia “ascoltare” i cittadini, che riesca ad essere vicino ai loro bisogni, che sappia farsi interprete dei loro desideri e delle loro volontà e possa aiutarli nel discernimento delle scelte più giuste ed utili alla comunità. Un partito che abbia “il senso della prospettiva”: una forza politica, cioè, che sappia guardare lontano, nelle scelte di governo, e che sappia farsi carico del futuro del Paese e non si lasci dettare le decisioni dalle esigenze immediate delle forze dominanti in danno delle giuste aspettative delle giovani generazioni. Inoltre, il partito nuovo, che potrebbe fermare il vento di destra che soffia, preoccupante, sulle nostre comunità, dovrà porre, tra le sue pre-condizioni, due obiettivi di primaria importanza: la questione morale e la scelta degli ultimi, dei poveri e degli esclusi».

Un libro sicuramente da leggere perché scritto da un elettore che ha creduto nel sogno democratico e che con estrema lucidità analizza le cause di un declino ancora troppo sottovalutato dall’apparato dirigente del PD. Di questo e di tanto altro si discuterà nel dibattito “La crisi del Partito Democratico e del Centrosinistra” che si svolgerà sabato 23 febbraio alle ore 16:30 nella chiesa di San Nicola da Tolentino. Tra i relatori interverranno: Giovanni Bove (di Avellino città ideale), Antonio Tomasetti (già vicesindaco di Atripalda) e ovviamente l’autore de “Il Dono”, Michele Criscuoli. A moderare l’incontro la giornalista Eleonora Davide, direttrice di wwwitalia.



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Enrico
Enrico
5 anni fa

Singolare che questo convegno con questo titolo si faccia in una chiesa… cos’è, la sedazione del PD degli ultimi anni è ormai inefficiente? Le metastasi sono mitridatizzate di morfina? Lo stato vegetativo, per restare nel medesimo campo semantico, è alla frutta? In ogni caso, le pompe funebri ringraziano…