Il giorno del “listone”


Domani mattina, alle ore 10:30, nell’ex sala consiliare annessa alla biblioteca comunale, i promotori del manifesto “Per Atripalda” si presentano alla città

Il “listone” visto da Pattume

Un documento, un manifesto ed un incontro pubblico fissato per domani, domenica 12 febbraio: si presenta così il cosiddetto “listone” aprendo di fatto la campagna elettorale che fra meno di quattro mesi darà alla città un nuovo governo. La prima alternativa al sindaco uscente Paolo Spagnuolo si è materializzata. Sia il documento che il manifesto portano la firma (nel manifesto è poi sparita nella versione definitiva con una decisione presa a… maggioranza) di venti persone (di cui cinque su otto consiglieri comunali di minoranza come Giuseppe Spagnuolo, Antonio Iannaccone, Dimitri Musto, Nunzia Battista e Massimiliano Del Mauro), un comitato promotore composto per la maggior parte da noti esponenti politici dell’Unione di centro (8), del Partito democratico (4), di Sinistra Italiana (4), Piazza Grande (2) e Forza Italia (1) che “pur provenendo da esperienze personali e politiche diverse” avanzano la propria disponibilità a “costruire un’alternativa di governo credibile ed affidabile”.

Dopo alcuni mesi di gestazione (le prime riunioni risalgono all’inizio dell’estate) ed almeno una ventina di incontri, nel corso dei quali è stata partorita anche una bozza del programma di governo, il “listone” è uscito allo scoperto con l’obiettivo di “promuovere un patto tra cittadini fondato su valori come sobrietà, trasparenza, efficacia, impegno disinteressato, rispetto della legalità, qualità della partecipazione e autorevolezza della proposta politico-amministrativa” auspicando “un’intensa collaborazione tra tutti coloro che operano quotidianamente negli ambiti più diversi” per “partecipare alla definizione di un nuovo ed entusiasmante progetto amministrativo per Atripalda”.

Il manifesto

Un documento che apre, insomma, a chi vorrà dare un contributo a far dimenticare in fretta la parentesi-Spagnuolo che, tuttavia, non chiama direttamente alle proprie responsabilità il Partito democratico, evidentemente per ragioni di imbarazzo interno (almeno quattro componenti del comitato promotore hanno la tessera del Pd in tasca) ed, eventualmente, per lanciare un segnale a quanti altri, nel Pd, non vorranno lasciarsi trascinare verso la riconferma dell’appoggio al sindaco uscente, ipotesi tornata molto probabile, se non certa, dopo il bluff di Tuccia, “disinnescato” insieme a Laurenzano, del quale cominciano a riaffiorare le contraddizioni del suo mandato, compresa la sua discutibile rinuncia a ricoprire la carica di consigliere comunale dopo la sconfitta elettorale di cinque anni fa.

Naturalmente il giudizio sull’amministrazione uscente è tranciante: Paolo Spagnuolo e la sua giunta sono dipinti nel documento come i responsabili della perdita di “prestigio di cui Atripalda ha sempre goduto in ambito sovracomunale”, accusati di aver causato il “declino di ogni settore della vita civile” dovuto: alla “distanza tra loro e i cittadini, le istituzioni, le associazioni e la politica”, al disinteresse verso “ogni forma di confronto democratico per poter manovrare indisturbati spesso in aperto dispregio delle istituzioni, dei regolamenti e delle leggi”, all’aver “mantenuto in vita una amministrazione inconcludente e risicata”, operando “scelte discutibili e contraddittorie nei confronti dei dipendenti comunali” e con una “gestione disinvolta e opaca degli incarichi esterni, delle nomine e nell’esternalizzazione dei servizi”.

Il prossimo passaggio sarà l’assemblea pubblica di domani, quando si dovrebbe manifestare l’interessamento di una folta schiera di persone che nel corso delle ultime settimane sarebbero state avvicinate per essere coinvolte nel progetto. In attesa di registrare risposte, si fanno i nomi di Gerardo e Sergio Capaldo, Antonio Tomasetti, Federico Alvino, Sergio Barile, Umberto Della Sala, Enzo Aquino (sia lo zio dell’assessora Valentina Aquino che il presidente della Misericordia), Giovanni Solimene e Gerardo Iannaccone solo per citare quelli che nel recente passato hanno ricoperto un ruolo pubblico, ma soprattutto l’intenzione è di raggiungere le donne e cioè il genere che, non solo per necessità (la legge impone una “quota rosa” pari almeno ad un terzo della lista), in questa fase sembra più difficile da coinvolgere. E poi arriverà anche la candidatura a sindaco, un discorso che col passare del tempo è divenuto più sfumato proprio perché piuttosto delicato, ma forse meno insidioso di qualche mese fa con Geppino Spagnuolo ancora in pole position.

 



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