Cento lunghi giorni


Primo sommario ma impietoso bilancio dell’attività amministrativa. Sindaci a confronto sulle colonne del prossimo numero del giornale

12 giugno 2017 – l’insediamento della nuova amministrazione

Cento giorni fa Atripalda ha scelto di voltare pagina. Seppure con uno scarto risicatissimo (121 voti di differenza su un totale 6.819) l’attuale sindaco Giuseppe Spagnuolo, sorretto da una fortissima impalcatura elettorale, ebbe la meglio sul primo cittadino uscente Paolo Spagnuolo. Cento giorni che se naturalmente non sono sufficienti per cambiare il volto di una città, possono però bastare per avere un’idea del tipo di impronta che l’attuale amministrazione sta cercando di dare alla propria azione politico-amministrativa.

E qui il giudizio diventa complicato perché se dovessimo basarci esclusivamente sulle impressioni che si registrano bisognerebbe ammettere che, almeno apparentemente, oltre ad un po’ di ordinaria manutenzione del verde cittadino non si è andati. Nulla sembra ancora cambiato rispetto a cento giorni fa, soprattutto se pensiamo che il sindaco è circondato da assessori e consiglieri di grande esperienza amministrativa, politica e tecnica e dunque non può certamente invocare l’attenuante del rodaggio. L’impressione, ma è davvero un’impressione, è che si stia girando un po’ a vuoto e anche col freno a mano tirato. E che, soprattutto, una serie di questioni non siano state affrontate con la giusta consapevolezza come quella della sicurezza dei plessi scolastici (in uno col Consiglio d’istituto, assolutamente latitante sull’argomento nonostante sia presieduto da un tecnico come l’ing. Biondo), dei raid notturni all’Ufficio tecnico e della raccolta dei rifiuti organici inspiegabilmente ferma a due volte a settimana anziché tre. E qualche perplessità hanno destato anche una serie di conferme come quella dell’autovelox sulla Variante, del vecchio segretario generale a mezzo servizio per altri cinque anni (anche se qualcuno sostiene che dovrebbe dimettersi sulla parola a dicembre, cioè al termine dei due anni di incarico che gli consentirebbero di salire di livello), dell’attuale organizzazione dei settori e degli uffici che prevede più generali che soldati e, infine, la decisione di derogare rispetto ai tetti di spesa sul conferimento degli incarichi legali per la difesa dei consiglieri di maggioranza nel ricorso elettorale presentato dai consiglieri di minoranza. E volendo anche aggiungere un aspetto che potrebbe sembrare secondario, ma che invece è particolarmente avvertito dagli atripaldesi doc, dopo cento giorni ancora non si è capito chi (oltre a Giove pluvio, signore della pioggia), come e quando si preoccuperà di smacchiare e ripristinare definitivamente la pavimentazione di piazza Umberto I. Ed, infine, alcune decisioni hanno restituito la sensazione che la politica partitica non sia completamente lontana dal Comune e, quindi, appena il Partito democratico, ovvero il principale azionista politico del Consiglio comunale (ne risultano iscritti otto su diciassette), comincerà a tirare di conto qualche problemino non potrà non esserci.

Una fotografia impietosa? Forse, ma un po’ di sana critica e autocritica non dovrebbe far male a nessuno. Anzi. Certo, non va assolutamente sottaciuto, ma anzi sottolineato, il grande sforzo che il sindaco ed i suoi collaboratori hanno dovuto sostenere per mettere a posto i numeri del bilancio comunale che fa segnare complessivamente debiti per oltre 13 milioni di euro e che si presenta per metà strutturalmente deficitario cioè difficilmente sanabile se non attraverso una reale inversione di rotta forse irrealizzabile. E poi c’è il risultato forse più evidente, favorito anche da un tessuto sociale piuttosto collaborativo, che riguarda il rasserenamento degli animi dopo i veleni elettorali e preelettorali. Un risultato, quest’ultimo, che genera ottimismo per il futuro oltre ad aver già contribuito a porre le basi, in uno col Comitato San Sabino, per l’organizzazione di una festa patronale ampiamente riuscita e apprezzata (anche grazie ai preziosi reportage di Antonio Cucciniello e Sabino Battista), che potrà essere ancora più apprezzata se si risolverà il problema dei fuochi d’artificio che terrorizzano gli ospiti del canile. E anche con Giullarte sarà certamente così perché già si percepisce un’atmosfera magica e positiva. A fine mese (il 26 settembre) è fissata l’udienza al Tribunale amministrativo regionale per discutere il ricorso elettorale presentato dall’ex sindaco Paolo Spagnuolo insieme ai consiglieri di minoranza, un passaggio chiave che rende al momento tutto un po’ precario e provvisorio anche se c’è la convinzione che la partita non si chiuderà, in un senso o nell’altro, prima di un paio d’anni.

Ovviamente c’è tanta altra carne da mettere al fuoco, dal mercato settimanale al parco archeologico, dall’integrazione allo sport, dai tributi al patrimonio, dai giovani agli anziani, e così via, ma ci arriveremo gradualmente, soprattutto se anche attraverso queste colonne si riuscirà a discutere serenamente e costruttivamente, ognuno col suo ruolo. Ogni ripartenza impone un azzeramento, soprattutto se avviene con speranza ed entusiasmo. Vediamo che succede.

Intanto, sul giornale in edicola sabato tornerà la rubrica “il Sindaco risponde”, che crediamo rappresenti un buon canale di comunicazione e di confronto, non molto apprezzato dagli ultimi tre sindaci per la crudezza delle domande. L’attuale primo cittadino ha accolto l’invito con favore, e per questo lo ringraziamo, speriamo solo che la collaborazione possa durare più a lungo di quelle passate. E sul prossimo numero ci sarà anche un’intervista a tutto campo, speriamo particolarmente stimolante e interessante, all’ex sindaco Paolo Spagnuolo, oggi leader dell’opposizione, uscito non del tutto sconfitto dalle ultime elezioni almeno a giudicare dal notevole seguito che vanta e dalla cifra che va assumendo il suo profilo politico. 



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.banderuola
.banderuola
6 anni fa

E’ evidente che maggioranza ed opposizione hanno raggiunto un pax tacita, in modo da poter manovrare entrambi in pace e tranquillità, alle spalle dei cittadini, per fare gli interessi di pochi. complimenti.

Luca Criscuoli
Luca Criscuoli
6 anni fa

Egregio Direttore….. ritengo la sua analisi molto precisa, una fotografia che restituisce l’immobilità quasi totale di un gruppo che come lei lo definisce, non dovrebbe presentare titubanze di rodaggio ed esperienza. Ho atteso a lungo che finalmente si levasse una voce critica che sottolineasse una cosa che non era più nel campo delle impressioni, ma in quello delle constatazioni. Atripalda è ferma o meglio arretra, a velocità alterne ma comunque in modo parecchio evidente. Credo che tutto sia riconducibile allo scarso attaccamento alla città, da cui diviene una sorta di pratica amministrativa lenta, a tratti assente, ma troppo spesso stanca ed indifferente. I problemi della Città sono enormi e di certo non nascono oggi, ma quello che più deprime è constatare che mancano le “buone intenzioni”, i sussulti di fantasia, la ricerca strenua di alternative, l’accoglimento delle proposte che non provengano dall’alveo dei partiti e delle segreterie di potere. Su Giullarte se ne potrà discutere a parte, non ci leggerei le sensazioni che lei cita nell’editoriale. Ora è meglio non rovinare il “clima” armonico. Però quando ciò accadrà partiremo dal vero inizio della QUESTIO Giullarte…..particolarmente dall’articolo di una giornalista atripaldese che per prima COMINCIAVA LA VOLATA E IL PIAGNISTEO . …..mi spiegherò meglio.
Cordialmente.